Il congresso del PD costituisce un'opportunità unica per dare corpo al partito e farne un soggetto protagonista della vita politica italiana, a condizione che pensiero, sentimento ed azione politica trovino le condizioni adatte per fondersi coerentemente (e concretamente), a caldo, con le aspettative ed il bisogno partecipativo del popolo democratico. A tal fine la candidatura nazionale di Marino rappresenta quel "trapianto" di coraggio necessario, fatto di uomini e donne con storie significative di impegno competente ed etico, in grado di amalgamare emozionalmente il partito ed avviare un processo autentico di sana competizione e sviluppo. Ma tutto sarebbe vano, se il futuro vincitore del congresso non dovesse sentire l'imperativo categorico di unire il partito, ripulirlo da cima a fondo ( i casi Abruzzo, Puglia, Calabria, Campania stanno a dimostrare il grande bisogno di rinnovamento) fare spazio al merito ed all'innovazione, farsi garante del rispetto reciproco, rinunciare ad occupare ogni poltrona, sedia e sgabello per mezzo della sua fazione. Ricordiamoci sempre che il voto dei cittadini, di questi tempi, occorre guadagnarselo giorno per giorno, dando prove concrete di capacità, onestà, coerenza ed unità. E proprio in ragione dell'unità e delle capacità individuali non ho remore nell'affermare che per il Lazio la candidatura a segretario più adatta (perchè provata sul campo) è quella di Morassut. Fiducia dunque nel congresso e nel futuro del partito. Le sfide odierne, dal piano valoriale a quello economico e sociale, sono di una tale complessità, che non possiamo permetterci particolarismi ed interessi riduzionistici, mentre abbiamo un vitale, assoluto bisogno di intelligenza e partecipazione.
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