Mi convinco ancora di più della necessità di fondare "una nuova sinistra plurale" (e necessariamente unitaria), in grado di affrontare le sfide nuove che abbiamo davanti, che poi sono le necessità che mi hanno portato tra l'altro a votare la mozione Franceschini.
Leggo su Repubblica di oggi un articolo di A. Giddens (La sinistra nel nuovo millennio Repubblica 29 settembre 2009) che a propos risultati elezioni tedesche dice (riassumo schematicamente):
1.La crisi finanziaria del capitalismo non ha prodotto in Europa maggiore consenso alle sinistre, anzi. I motivi sono due
a/ le divisioni della sinistra
b/ la maggiore attività del centro-destra nel ripensare il mercato e il ruolo dellebanche
2.L’arretramento della sinistra non riguarda il mondo globale (USA, India, Brasile, Australia, Giappone, America Latina ) ma solo i paesi europei.
3. L’Europa affronta problemi nuovi (immigrazione, crimine, ricerca di una identità nazionale di fronte alla globalizzazione) Il centro sinistra non ha ancora definito una nuova politica liberal riformatrice, per questi problemi "non esistono necessariamente soluzioni di destra o di sinistra, bensì la necessità di trovare alternative veramente nuove".
In conclusione il centro sinistra ha bisogno di due cose: l’elaborazione di un pensiero nuovo e la unità di tutte le sue forze (divisa, si indebolisce e perde, come si è visto in Italia….)
Fin qui Giddens.
E in un post sul PD network Fassino scrive
"Dal voto tedesco – che ha visto una sconfitta dei socialdemocratici e un successo delle forze centriste e conservatrici – viene la conferma di quanto già era emerso nel voto europeo di giugno: il nuovo secolo ci consegna temi – la globalizzazione sull’uscio di casa, la precarietà del lavoro, la crisi fiscale dello stato sociale, l’immigrazione e i suoi impatti sulla società, la sicurezza dei cittadini – di fronte ai quali le culture riformiste tradizionali appaiono spiazzate. Quel che funzionava bene nel ‘900 non è sufficiente per rappresentare e interpretare le domande della società di oggi.
Né è sufficiente pronunciare la parola “sinistra” per offrire risposte che richiedono invece alla sinistra una coraggiosa innovazione politica e culturale, unica strada per intercettare ansie e aspettative dei cittadini, evitando che opinioni pubbliche impaurite e inquiete si rivolgano a destra.
D’altra parte è proprio questa la ragione per cui abbiamo dato vita al PD, per mettere in campo un pensiero nuovo per un secolo nuovo, andando oltre le appartenenze del passato e offrendo all’Italia un progetto che restituisca sicurezze, speranza e fiducia ai cittadini."
Quindi un progetto di lungo termine e unità la più larga possibile. Ma come scrive Giddens "unire le forze di sinistra non è un'operazione di puro pragmatismo, non serve una coalizione eterogenea per vincere le elezioni e non poter poi governare(...) ma abbiamo di fronte la sfida di creare un nuovo pensiero politico. "
Di fronte a questa sfida-e al coraggio e la fatica che richiede- mi viene da pensare paradossalmente che richiamarsi alle appartenenze "di sinistra" , alle identità o schemi del passato suoni come un appello conservatore, difensivo, e percio' come più "di destra".... o anche che suoni come un appello alla legge o alle regole e perciò meno "laico"...comunque meno capace di quel "coraggio della libertà senza il quale nessuna rivoluzione è stata mai fatta"
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